e il complesso demaniale
della basilica di Superga Torino Fr. Benedetto M. Marengo, fr. Venanzio M. Ramasso
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La
Reale Congregazione di Superga Vittorio
Amedeo II costruendo la Basilica di Superga ebbe
immediatamente il desiderio di affidarla a sacerdoti per mantenere vivo il
culto divino e la chiesa aperta alla devozione dei fedeli. Il 26 Agosto
1730 istituiva la Reale Congregazione di
Superga, composta da dodici sacerdoti, provenienti solo dal regno sabaudo. L'intenzione del Re, riguardo alla Congregazione era non solo che
essa celebrasse le sacre funzioni
in Basilica, ma i suoi convittori
dovevano dedicarsi anche allo studio delle discipline ecclesiastiche e
prepararsi ad assurgere alle
cariche onorifiche nel governo pastorale delle Diocesi del Regno. La
vita della Congregazione era regolata da uno statuto scritto dallo stesso Re.
Uno statuto composto di regole molto
lontane dai parametri dello stato di vita religiosa la cui
interpretazione era sempre divergente e
causa di dissidi. Vittorio Amedeo II era un grande statista, un abile diplomatico ma non un bravo
legislatore di vita religiosa. Con
"patente regia" Carlo Emanuele III, subentrato
al padre che aveva abdicato, il 23 ottobre 1731 nomina i dodici sacerdoti richiesti dal regolamento per formare la Congregazione. Già nei primi
anni la Congregazione
ebbe delle divergenze a causa dello statuto
imperfetto e dovette intervenire lo stesso Re per dirimere le
questioni. Economicamente
l'istituto di Superga viveva di un
reddito autonomo poiché Vittorio Amedeo aveva lasciato una
donazione sufficiente per soddisfare le spese
di culto e di mantenimento dei convittori e il pagamento del personale. Il
reddito annuo era di 16 mila lire. Nei primi cinquant'anni di
vita la Congregazione godette di una certa
floridezza economica e poté
persino aumentare il patrimonio acquisendo, con i propri risparmi, altri beni
immobili. In questi anni si susseguirono nell'incarico di Superiori, chiamati
"Prefetti" persone importanti che lasciarono scritti i loro nomi
nella storia di Superga. Tra questi figura Antonio Martini che fu il primo in Italia a
tradurre la Bibbia dal latino in
italiano e la tradusse proprio a Superga, successivamente divenne
Arcivescovo di Firenze. Un altro personaggio importante fu Giuseppe Avogadro di Voldengo
che si trovò ad affrontare tutto il terrore della rivoluzione
francese. La rivoluzione francese
scoppiata a Parigi nel 1789 si era estesa in breve tempo anche agli stati
d'Europa imponendo ai popoli una legge di sudditanza e costumi rivoluzionari. Anche lo stato del Piemonte
fu occupato dai Francesi. Il 9 Novembre 1799 Carlo
Emanuele IV dovette abbandonare Torino e partire alla volta della Sardegna:
il parlamento ed il governo vennero
sciolti ed al loro posto si insediò un "commando di liberazione" piemontese sotto il controllo francese. La R. Congregazione venne messa in discussione e si dovette decidere se
mantenerla o sopprimerla. Il 6 gennaio
1799 l'istanza venne presentata al comitato degli affari interni, che
deliberò di La vita a Torino divenne
pericolosa ed i nobili preferirono lasciare la città per la campagna. Le strade erano
continuamente percorse dai più facinorosi ed il
popolo e la gente perbene subivano i metodi di una rivoluzione che non
volevano e non amavano. Ma il
pericolo più grave incombeva su Superga. I Francesi ben sapevano che quel tempio era stato edificato
per ricordare una loro dura sconfitta e occorreva perciò cancellare al più
presto quel brutto ricordo: era giunto il momento più favorevole per
distruggere la Basilica di Superga. La
mattina del 7 gennaio 1799 Torino si svegliò con una sorprendente
meraviglia, non per l'abbondante nevicata e neppure per il freddo che preannunciava
una giornata gelida, ma per un manifesto affisso
ai muri della città che diceva; "Saranno tolte
dalla Basilica di Superga e dal sotterraneo tutte le insegne e le
iscrizioni donde si possa ricavare memoria della causa della sua erezione e
dei Re che la consacrarono al loro fasto. Il
sotterraneo sarà mondato dalle ceneri dei Re e dei Principi in
esso raccolte. In luogo delle insegne principesche e delle divise reali, saranno
collocati gli emblemi della
libertà e dell'uguaglianza; il
Tempio di Superga riceverà le
ceneri dei patrioti piemontesi e degli uomini illustri". Il decreto
era stato emanato il giorno precedente e la disposizione nella sua forma iniziale
prevedeva l'abbattimento della Basilica, evitato solo per l'opposizione di pochi
moderati. "Meglio mantenere la
Basilica, che non è poi brutta, anziché demolirla" dicevano
"trasformiamola in un sacrario della libertà e dell'uguaglianza". La sua denominazione venne
cambiata, non più "Real Chiesa" ma Chiesa della
"Riconoscenza". I rivoluzionari piemontesi volevano ripetere a
Superga ciò che quelli francesi avevano
fatto a Notre Dame nel "1773" a Parigi a Saint
Denis e Hautecombe, infatti una squadra di questi
fanatici era già arrivata ai piedi della salita, a Sassi, nell'intento di rovinare la Basilica se
non fosse intervenuto il generale Grouchy a impedirlo. Alcuni
storici attribuiscono la salvezza di Superga alla fermezza e alla diplomazia
dell'Abate Avogadro; certamente se non fu tutto suo merito una gran parte la
si deve a lui. E' infatti merito suo se la Basilica
rimase aperta al pubblico e pure se riuscì ad avere
dal governo rivoluzionario 5.000 lire
per riparare la strada, ma è soprattutto
merito suo l'aver salvato suppellettili,
quadri, e oggetti preziosi dal saccheggio. Non potè però
opporsi ai francesi che tolsero una delle due campane per trasportarla alla zecca ed una parte del piombo che ricopriva la cupola. Così pure non potè
far nulla per impedire al governo di portar via tutti i libri della
biblioteca, infatti con due decreti del 1801 i libri furono
portati a Torino; avrebbero voluto
togliere anche gli scaffali costruiti
su disegno dell'Alfieri, ma l'Avogadro si oppose fermamente. Quando fu chiusa la
parentesi dell'occupazione francese, e gli stati europei ripresero le loro
attività sociali e
politiche dal punto in cui le lasciarono allo scoppio della Rivoluzione, anche il Piemonte riprese
il suo cammino.
Vittorio Emanuele I il 12 maggio 1814
ritornò a Torino. A Superga fu restituito quanto avevano
asportato, però
non ritornarono i libri più preziosi,
come non ritornò nessuno degli oggetti di valore che l'Abate Avogadro donò
come pegno ai creditori della Basilica, anche se la Congregazione aveva poi
pagato tutti i debiti. Tra questi oggetti vi era anche il raggio grande
ornato di trofei militari, opera
del Ladatte del peso di
300 once d'oro regalato da Carlo Emanuele III nel 1772. Tale oggetto è
scomparso, anche se Felice Pastore
all'epoca della stampa del suo libro nella terza edizione, dice di averlo visto nella parrocchia di Baldissero
Canavese. La
Reale Congregazione riprese la sua vita il 28 dicembre 1817, ma
non fu come prima; i tempi stavano cambiando ed il
regolamento non corrispondeva più alle esigenze del tempo. Carlo Alberto il 21 luglio 1833, sciolse definitivamente la Reale Congregazione, ed
in sua vece veniva istituita l'Accademia Ecclesiastica, il cui scopo
consisteva nel preparare i giovani
sacerdoti al dottorato in teologia. Nei primi anni l'Accademia
diede ottimi frutti; ebbe il suo maggior splendore durante la presidenza del
canonico Guglielmo Audisio, uomo colto, intelligente, e buon amministratore, ma polemico e battagliero contro il
governo e il parlamento. Fu deplorato dall'On. Buttini
che ne chiese la destituzione. Audisio venne, poi, allontanato con la forza da Superga il 7 settembre 1850. Audisio
era l'anima dell'Accademia e il suo allontanamento la rese viva solo di nome.
Intanto i rapporti tra la Chiesa piemontese e lo stato
peggioravano sempre più. Il
29 maggio 1855 usciva la legge n. 878 (Siccardi) che sopprimeva gli Ordini religiosi e incorporava
nello Stato i loro beni. Anche Superga entrò nelle maglie di questa legge, le
discussioni giuridiche durarono dieci anni, i giuristi si chiedevano se la R.
Congregazione fosse un ordine religioso
oppure no. Infine
deliberarono di passare al demanio di stato tutti
i beni che la vecchia Congregazione possedeva e la Basilica fu
considerata una chiesa palatina e passò alla corona. Successivamente
Vittorio Emanuele II la donò al demanio. I Servi
di Maria a Superga Come
detto la Basilica di Superga venne costruita come
Tempio votivo dedicato alla Madonna delle Grazie, già venerata in una chiesetta
collinare, per l'adempimento di una
promessa fatta chiedendo a Lei l'aiuto
per liberare l'assediata Torino dalle truppe Francesi. Iniziata la costruzione
nell'anno 1717 ad opera dell'architetto Filippo Juvarra, abate messinese e grande maestro del barocco, fu
terminata ed inaugurata nell'anno 1731. Sorta come grande
monumento architettonico ed espressione della "grandeur" della Casa
Sabauda in quel periodo, divenne nel contempo mausoleo dove offrire degna sepoltura
a tutti gli appartenenti alla famiglia reale. Nel progetto del Re vi
erano pure altri intenti. Infatti Vittorio Amedeo II
comunica al sindaco e al cosindaco di Torino il proposito " di stabilire
sovra li monti di Superga
una Casa Religiosa e ciò per un pubblico
attestato alla Santissima Vergine delle segnalatissime gratie
che la Sua Casa ed i Suoi Stati hanno dalla medesima ricevuti". Alla
radice della fondazione vi sono dunque molti aspetti da tener
presenti: il voto fatto dai Principi (Amedeo ed Eugenio secondo la
tradizione); l'insistenza del Beato Valfrè perché il voto fosse messo in
atto, la scelta del luogo più adatto, le intenzioni di avere anche una parte
riservata alla famiglia reale (la parte
posteriore dell'edificio mai terminata), un luogo di tumulazione dei
familiari, una espressione di riconoscenza e venerazione alla Madonna ed un ambiente adatto a "Casa
Religiosa". L'ufficiatura della
Basilica a cura della Real Congregazione sino alla sua soppressione alla fine
dell'800 venne in seguito affidata al Clero Palatino (un
gruppo ristretto di sacerdoti esercitanti il sacro ministero in chiese o
tenute sabaude e dipendenti da un Vescovo che risiedeva al Quirinale).
Prefetto del clero palatino nella Basilica di Superga negli anni Sessanta era
Mons. Josè Cottino il quale sentiva la
necessità di essere affiancato da una comunità religiosa per una maggior
presenza in Chiesa, per il servizio quotidiano e per l'accoglienza ai
pellegrini. Egli interpellò i Benedettini, i Salesiani, i Missionari della Consolata (i quali fecero una
breve esperienza di circa sei mesi) ed infine
incontrò il Provinciale dei Servi di Maria che accolse con entusiasmo la
proposta. Una prima richiesta viene rivolta alla Soprintendenza ai monumenti il 4 Maggio 1964 nei seguenti termini: "Ill.mo signor Soprintendente,
con lo scopo di valorizzare
tutto il complesso artistico di Superga e per ridargli la sua primitiva
impronta di spiritualità desidererei stabilire tra quelle
mura una nostra comunità religiosa e possibilmente alcuni nostri
chierici per officiare la Basilica, per custodire le tombe
reali, e per conservare nel miglior modo possibile il
caseggiato, abitandolo. Nell'attesa di una sua favorevole risposta porgo a Lei rispettosi e cordiali ossequi, p. Carlo M. Zanetta, Priore Provinciale
dei Servi di Maria del Piemonte". Dopo
alcuni mesi giunge il parere favorevole del soprintendente ai
Monumenti del Piemonte. "Caro
don Zanetta, Le do comunicazione
del parere favorevole della
mia Amministrazione a che l'Ordine dei
Servi di Maria abbia in consegna la Basilica di Superga. Sono
molto lieto di questa decisione perché già da diversi anni ho avuto occasione di constatare
la assoluta necessità per
l'insigne monumento di una custodia da parte di un Ordine religioso che lo
curi unitariamente, assicurando al momento stesso anche la continuità storica
della sua originaria destinazione. Nato
come collegio e luogo di ritiro per religiosi il complesso di Superga non potrà avere
migliore destinazione in futuro che in questo ritorno ideale al
suo pristino
scopo ed io mi auguro vivamente che nelle pratiche che Ella dovrà svolgere
per raggiungere il suo nobile scopo Ella possa conseguire
il successo che le auspico. Con i sensi del mio deferente e cordiale saluto, La prego di credermi Suo: prof. arch. Umberto Clerici". Le
prospettive sembrano buone, ma la richiesta non viene
accolta dal Ministero delle Finanze. Il Priore provinciale non
demorde e cerca di smuovere le acque
rivolgendosi a vari interlocutori e ripresentando ulteriori
domande con l'appoggio anche del Cardinale Arcivescovo di Torino Sua Em.za il Cardinale Maurilio Fossati e con
parere favorevole del Cappellano capo del Clero Palatino, sua Ecc. Mons. Lanutti di stanza in Quirinale. Dopo
trattative e colloqui vengono chiarite le esigenze da ambe le parti avviando così uno studio
preliminare per giungere ad una
eventuale convenzione affinchè la richiesta possa essere accolta, ma le condizioni
paiono troppo onerose: manutenzione non solo ordinaria, ma anche
straordinaria del complesso,
accompagnamento dei visitatori alle tombe reali, pagamento di un affitto
consistente. Si decide di compiere ulteriori passi: vengono interessati l'On. Pella, a
conoscenza della situazione e
l'Associazione "Piemonte" che perorano la causa della
presenza di una comunità
religiosa non solo ai fini del culto, ma
anche per la valorizzazione di un bene dello Stato, di un bene
architettonico e artistico tra i più
significativi del Piemonte. Sembra che le parti possano raggiungere
un'intesa. Intanto il p. Provinciale e i suoi Consiglieri sono sempre più
decisi a raggiungere un'accordo
al punto che decidono ufficialmente la formazione di una comunità da inviare
a Superga in vista anche del trasferimento dei giovani studenti dallo
studentato di Saluzzo. La
proposta ufficiale del Ministero viene accolta dai Servi di Maria in questi termini: "Si accetta il
compromesso per
stabilire una comunità nella celeberrima Basilica di
Superga pregando il p. Provinciale di trattare ancora con gli organi
competenti per rendere la convenzione maggiormente a noi favorevole". Nel
definitorio provinciale del 22 settembre 1965 viene
decisa e formata la nuova comunità che andrà a Superga. Si procede all'inventario dei beni
mobili ed immobili, di ogni libro della biblioteca e
di ogni oggetto, prezioso o meno: impegno che richiede mesi di lavoro. La Comunità si trasferisce e si stabilisce
in loco nell'ottobre del 1965. Il
giorno 20 novembre 1965 nel convento di San Carlo in Torino viene firmata la convenzione per la conduzione del servizio religioso in Basilica
da p. Carlo M. Zanetta
in qualità di Provinciale e da Sua Ecc. Mons.
Luigi Lanutti residente a Roma al Quirinale, in qualità di superiore del Clero Palatino. Una volta avviata la nuova
comunità viene convocato il
Consiglio Provinciale a Superga in data 23 novembre 1965. In tale
riunione, che il Provinciale definisce "storica" trattandosi del
primo incontro nella nuova comunità, viene deciso di
dare inizio a lavori
di ristrutturazione per
rendere l'ambiente
adatto all'accoglienza dei giovani professi e si decide di accendere un mutuo
presso il Banco di San Paolo non avendo la Provincia capitali
disponibili. In data 1 gennaio 1966, in
seguito a regolare contratto con il
Ministero delle Finanze, la Provincia Piemontese diventa custode responsabile di tutto il complesso
e di tutto l'edificio di Superga e viene designato allo scopo come Assuntore di custodia
il p. Alfonso M. Montà, priore
pro tempore. "I
primi nostri Padri si mettono a cercare un modo di autentica testimonianza cristiana, con caratteristiche comunitarie, sotto il segno della fraternità e del
servizio verso i fratelli più piccoli e umili della società,
nell' esercizio delle opere di misericordia sia spirituali
che corporali, come sono intese dalla più autentica tradizione e ispirazione
biblica" (fra David M. Turoldo). "L'Ordine
dei Servi di Maria, sull'esempio dei Sette, appartiene alla via della
partecipazione misericordiosa alla
vita, intesa come raggiungimento personale della pietà verso tutti gli esseri
viventi" (fra Giovanni M. Vannucci). Anche
noi, come i nostri primi Padri, vogliamo ancor oggi impegnarci a vivere e a
testimoniare il Vangelo in comunione fraterna al servizio
della Chiesa e dell'umanità,
ispirandoci costantemente alla Madre e Serva del Signore. L'anima
e lo stile dei Servi di Maria I Frati servi di santa
Maria sono dei fratelli che vivono, pregano, lavorano e servono insieme, come
la Vergine santa, il Signore e i fratelli nel mondo intero. La FRATERNITÀ è la
caratteristica umile e sem¬plice che arricchisce
ogni frate e ognuna delle nostre comunità che sono aperte
ai tanti amici, fratelli e so¬relle come segno di
solidarietà, condivisione e par¬tecipazione ai
tanti problemi che affliggono la nostra società. SERVI di DIO e degli
UOMINI, nella liturgia Eu¬caristica, nel ministero
della Riconciliazione, nello studio della Parola di Dio, nell'
approfondimento del ruolo della Vergine santa nel mistero della Re¬denzione. SERVI nella COMUNIONE e in
dialogo con tutte le persone che sono alla ricerca di Dio e del senso della
vita, in comunione con tutti per l'unità di tutti i credenti nell'Unico Padre
e Signore Gesù Cristo. SERVI della BELLEZZA del
bene in ogni espressione dell'agire umano: bellezza come via e strumento di
evangelizzazione, di cultura, di arte, nelle varie sue
espressioni. SERVI
nelle MISSIONI e fondazioni all'estero come servitori dei fratelli più
bisognosi di pane, di pace, di comunione e di fede. Oggi come nostra
particolare caratteristica coltiviamo il valore
della fraternità, accoglienza, e servizio nei Santuari, parrocchie e
missioni. Ci dedichiamo al servizio
degli umili e di ogni bisognoso nella loro ricerca spirituale e nelle loro
necessità materiali. Ci dedichiamo con spirito di
fede alla preghiera, alla meditazione, allo studio della Parola di Dio e alla
divulgazione del messaggio evangelico a tutti i fratelli e sorelle che il
Signore pone sul nostro cammino. Il
Priore provinciale nel discorso ufficiale di apertura solenne, invitate
alcune personalità civili ed ecclesiastiche, si esprime nei seguenti termini:
" I Servi di Maria, entrando in Superga si sono proposti un duplice
scopo. 1° far sì che Superga diventi un
effettivo santuario mariano; 2° rinverdire la tradizione culturale di Superga
facendone un centro di studi teologici". Con il cambiamento delle
condizioni sociali e ridimensionamento del personale religioso la Comunità
nell'anno 2000 ha formulato una presenza diversa prestando il suo servizio ai
fedeli e alla Basilica e affidando alla associazione
Artis Opera la cura dell'aspetto artistico,
culturale e turistico. Spiritualità
dell'Ordine dei Servi di Maria Un ordine religioso si
qualifica per la spiritualità data, vissuta e trasmessa dal proprio
fondatore. I Servi di Maria, unica
eccezione nella Chiesa, non hanno un solo Fondatore, bensì sette: I sette
Santi Fondatori (festa liturgica il 17 febbraio). I
sette Santi Fondatori L'Ordine dei Servi di
santa Maria, fondato a Firenze nella prima metà del Duecento, si avvia a
vivere i suoi ottocento anni di vita. La data ufficiale del suo inizio risale
al 1233. I Servi di Maria
appartengono ad un Ordine religioso cosiddetto
"mendicante" secondo il clima, la mentalità e la spiritualità del
tempo in cui fiorivano spiriti evangelici desiderosi di rifarsi alla legge
del Vangelo nel senso più vero: vivere nella maniera più radicale il
messaggio trasmesso dal Signore Gesù. La principale
caratteristica del nostro Ordine, tuttavia, è di essere, nella Chiesa
cattolica, il solo Ordine religioso maschile fondato non da uno o due
fondatori, bensì da un gruppo. Un gruppo di sette laici
fiorentini i quali, mentre Firenze era stremata da lotte interne, decisero di vivere in fraternità con una intensa vita
comunitaria per testimoniare che il Vangelo è più forte degli odi, delle
vendette, dell'astio delle fazioni e dei partiti che dividono gli uomini. Essi si ispirarono
alla Vergine Santissima, Madre e Serva del Signore, amata e venerata con
particolare riferimento alla Signorìa (Madonna) e
alla sua condivisione e partecipazione alla vita del suo Divin
Figlio, Servo di Jahvè, Servo sofferente e Servo
obbediente al disegno del Padre. La singolarità di questa
esperienza sta nel fatto che per i Sette Santi Fondatori dell'Ordine dei
Servi di santa Maria (canonizzati nel 1888 da Leone
XIII alla maniera di un solo santo) lo stare insieme fraternamente doveva
considerarsi prioritario rispetto al modo di vivere la vita religiosa. Nulla,
infatti, doveva ostacolare o distruggere questa fraternità. La nostra regola fin dall' inizio annuncia lo stile dei Servi. L'Ordine dei
Servi di Maria, sorto come espressione di vita evangelico-apostolica, è una
comunità di uomini riuniti nel nome del Signore che fa della fraternità,
dell'accoglienza dell'amore verso il fratello il motivo principale di vivere
il primo comandamento (amare Dio e amare il
prossimo) come legge fondamentale chiesta dall'Unico Maestro nel suo Vangelo. |