PESARO Santa Maria delle Grazie
Fr. Ubaldo M. Forconi, OSM |
Il
primo documento che attesta la presenza dei Servi di Maria nel pesarese risale
all'8 Gennaio 1458 e si riferisce alla loro
residenza a Monte Granaro, ora Monte Ardizio.
La casa colonica in sito portava, almeno fino al 1934, le tracce della sua
trasformazione da quello che era: una piccola Chiesa, che è quella appunto
che ci interessa e sono alcuni elementi del muro della casa stessa e
soprattutto un antico portale romanico-ogivale (ora murato). Piccola Chiesa
e piccolo Convento dipendevano all'origine dall'Abate camaldolese di S.
Apollinare in Classe e di San Severo in Ravenna: ad
esso subentrarono i Confratelli della Compagnia di Santa Maria della
Misericordia e infine i Servi di Maria alla data sopra indicata. Primo Priore
di questo romitorio servitano fu un certo Fra Andrea Fondini da Milano (il quale fu poi anche primo
Priore del nostro Convento di Ancona e discepolo del famoso Fra Paolo da
Chiari di Brescia — uomo di singolari qualità e per due volte Vicario
Generale della Congregazione dell'Osservanza): egli, nel 1459, ottenne dal
Duca di Pesaro Costanzo Sforza l'esenzione dal pagamento delle tasse per la
nostra Chiesa. A questi Frati, per la loro vita edificante, fu affidata anche
l'ufficiatura, per un certo periodo, della Pieve di Granaiola; degno di
memoria il priorato, in
questo Convento, del
Beato Fra Tommaso da Palazzolo sull'Oglio (+ 1490). Il Convento venne abbandonato dai Servi nel '600. Fra
Ambrogio da Firenzuola, del quale diremo qualcosa più sotto, mentre ampliava
in Pesaro la Chiesetta delle Grazie, fondò, poco distante, un'altro Conventino per i Servi
di Maria presso Calibano: la Madonna del
Monte; anche qui esisteva già un Oratorio di cui fa fede la struttura
dell'edificio e uno stemma benedettino del quattrocento. Ecco il testo di Fra
Ambrogio: « 1506 a dì 11 di magio. Fu comenzato la gexia nostra a Galubano nel monte ciamato
foiano overo petriolo nel prado di andrea de paulo... questa gexia fo facta membro di questa nostra gexia qui cioè sancta maria de le grazie...
e in questo tempo era priore frate Ambrosio pisaurenze...
». La Chiesa, cadente, fu restaurata in questo secolo; vi era un pregevole
quadro dell'Annunciazione, passato poi in Seminario. I Frati la dovettero abbandonare a causa delle leggi eversive. Il
Conventino di Monte Ciccardo: appartenne alla Provincia Mantovana ma ebbe
origine per opera di due frati del Monte Granaro,
Fra Nicola e Fra Pietro ambedue nativi di Monte Ciccardo,
Castello pesarese che desiderò, anch'esso, avere i Servi di Maria; si trovò
presto il benefattore: certo Bernardino Fabri che
lasciò per testamento i suoi beni, oltre l'usufrutto alla moglie, ai Frati di
Pesaro perché costruissero in corte di Monte Ciccardo
«un Convento sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, che sia membro
di Santa Maria di S. Marco di Pesaro, ampio e grande in guisa che vi possino
abitare quattro padri da Messa ». Anche la vedova Fabri
lasciò i suoi beni allo stesso scopo. Il convento fu costruito presso una
vecchia Chiesa, probabilmente restaurata; i nostri vi rimasero fino alla
soppressione; oggi la Chiesa è officiata dal Parroco del paesello, il
Convento adibito ad abitazione civile e scuola, l'orto a cimitero. Vuole la
tradizione che la donazione del Fabri si dovesse ad un atto di caritatevole cortesia usato dai Servi di
Maria del Convento di Calibano quando egli,
trovandosi di notte travolto da un temporale violentissimo, da essi fu
accolto dopo aver bussato invano a diverse porte; riconoscente e ammirato,
promise e mantenne di sdebitarsi lasciando a loro i suoi averi per la
fondazione di un loro Convento nel suo paese. Il p. M° Fra Clemente Lazaroni da Roaro, Vicario
Generale della Congregazione dell'Osservanza, nel Capitolo Generale tenutosi ad Udine il 12 Maggio 1519, accettò la donazione e vi
costituì primo Priore Fra Pietro da Pesaro... La Chiesa fu consacrata il 2 Maggio 1533 sotto il titolo di S. Maria delle Grazie. Fra
Giuseppe Ciamaglia da Monteciccardo pubblicò in
Ancona (Francesco Serafini 1668) un lavoretto di 132 pagine con questo
titolo: « Divotione dei
dolori della gloriosa Madre di Dio praticata et esortata con efficaci ragioni
ad ogni fedel cristiano »; lo stampato reca sul
frontespizio l'Immagine della Madonna Addolorata ed è dedicato al Priore
Generale Fra Ludovico Giustiniani. Pochi
anni dopo un altro Frate dello stesso paese, Fra Giulio Cesare Marinelli da
Monteciccardo, pubblicò un altro lavoro e questa volta di altro argomento: « Via retta della voce corale, overo
osservationi intorno al retto esercitio
del canto fermo divise in cinque parti... ». Stampato in
Bologna nel 1671 dall'editore G. Monti e dedicato al Vicario Generale Apostolico
dei Servi Fra Giovanni Vincenzo Lucchesini. I
Servi di Maria entrarono ufficialmente in Pesaro il 17 Maggio
1481, come ne fa fede il documento nell'Archivio del Convento: « Memoria
della fabrica della nostra giexa
de Pesaro, cioè sancta Maria delle Gratie. La dieta
giexa fu fondata nel 1481 a dì 17
di magio a hore 14 et M° Paulo de Chiari della diocese
de Brixia la fece fondare, et fo intitulata sancta
Maria delle Gratie »; tale fondazione si riferisce
alla posa della prima pietra della prima umile chiesetta con annesso conventino
dell'Osservanza, presso un'edicola già esistente che il Principe di Pesaro
Duca Giovanni Sforza aveva donato al suddetto Fra Paolo, uomo che godeva e
meritava grande prestigio nella Congregazione. Il sacro edificio però risultò davvero una Chiesetta, costruzione troppo piccola
e misera; allora un altro Frate, sempre con il favore del patrocinio dello
stesso Principe, la volle ingrandire, la ridusse a più rispettabili
proporzioni e la fece consacrare dal Vescovo di Fano Mons.
Antonio Pinarolo dei Minori, il 24 Maggio 1496 Martedì di Pentecoste; il
Frate era il p. Fra Ambrogio da Firenzuola, discepolo
dello stesso Fra Paolo e uomo di profonda virtù. La
festa principale si cominciò a celebrare nella nuova Chiesa il giorno della
festa di Maria Assunta in Cielo. Questo
è quanto abbiamo raccolto nel volume del Giani, però
vi sono altre circostanze che si devono annotare. Il Duca Costanzo Sforza
Signore di Pesaro, nella seconda metà del '400, volle isolare la fortezza per
una più efficace difesa della città e per questo demolì un buon numero di
fabbricati civili; in tale evenienza fu atterrata la metà dell'abitazione di
un certo D. De Dominicis posta vicino a Porta
Fano; l'altra metà, con altre case, fu acquistata dai nostri Frati nel 1480
allo scopo di costruirvi il Convento e la nuova Chiesa, la costruzione della
quale venne iniziata nella primavera dell'anno
successivo. I lavori avanzarono molto lentamente per mancanza di mezzi e la
Chiesa, intitolata a Santa Maria delle Grazie, venne
consacrata il 24 Maggio 1496. Questa Chiesetta, nel documento originale, viene chiamata pomposamente « basilica » ed alla sua
inaugurazione intervenne gran folla di fedeli, anche per lucrare l'Indulgenza
che era stata elargita ai partecipanti al rito. Per quanto piccola, la nuova
Chiesa dedicata alla Vergine, fu cara ai pesaresi ed
alcune pie benefattrici, per testamento, lasciarono parte dei loro averi
perché venisse abbellita ed arricchita di arredi, tele ed affreschi.
Certamente i Frati avevano fatto affrescare anche l'Immagine della Madonna
delle Grazie; ma il quadro miracoloso della Vergine non era quello, bensì un
altro, venerato nella Chiesa di San Marco, all'inarca di fronte a quella dei
Servi; non si sa quando né da chi fosse stata dipinta; venne
distrutta in un incendio nel Gennaio 1545 e sostituita dall'attuale
fedelissima copia che rappresenta la Madonna col divin
Bambino in braccio. Non è noto neanche a quando risale il suo culto ma, da un
documento, conservato nell'Archivio Notarile di Pesaro, si rileva che un
certo Canonico, che fu poi Rettore della Chiesa di San Marco, il 14 Settembre
1478 destinò nel suo testamento una somma per il restauro della Cappella di
Santa Maria nella detta Chiesa. Per il rilevante numero di grazie ottenute in
seguito alle preghiere fatte a questa Madonna, la Chiesa stessa prese il nome
di Santa Maria delle Grazie o anche di S. Maria di S. Marco. Da quei giorni i
favori attribuiti alla Santa Immagine sono innumerevoli e così pure gli
ex-voto, i doni ed anche i testamenti intestati a quella Chiesa che, fin
quando non fu affidata ai Servi, dipendeva direttamente dal Vescovo e dal
Principe di Pesaro. Nel 1489 una strana e micidiale epidemia invernale decimò
la popolazione di Pesaro e le preghiere alla Vergine si fecero più fervide e
insistenti; la glossa di un Notaio dell'epoca però
sottolinea che crede quanto poco «... servi il medico, qualora non si mitighi
la collera della divina maestà » (Ser Giov. Germani
- 29 gennaio 1489). Leggendo i numerosi e particolareggiati racconti di
grazie e miracoli ottenuti in seguito all'invocazione di questa Vergine
delle Grazie, appare chiaro che la Chiesa di Santa Maria di San Marco era,
nel secolo XV, tra i più importanti, se non l'unico Santuario pesarese. Questa Chiesa però dovette essere sacrificata alla
costruzione e all'isolamento strategico della nuova Rocca; l'Immagine miracolosa
fu perciò trasferita e il nostro Frate Ambrogio da
Fiorenzuola, Priore dei Servi, ottenne dal Consiglio di Credenza della città
di trasportarla nella omonima e vicinissima sua Chiesa. Il Papa Alessandro VI,
accolta la supplica
dei Servi, emanò il Decreto di traslazione della S. Immagine reso
esecutivo il 15 Dicembre 1501 nel quale si dichiara che « ... la detta Chiesa
di S. Marco si deve demolire e radere al suolo, e le pietre e ogni altra
cosa esistente in essa e nelle sue case si devono trasferire alla Chiesa di
S. Maria delle Grazie dell'Ordine dei Servi di Pesaro: e anche l'Immagine
della Vergine gloriosa ivi esistente si debba trasferire onorificamente e
processionalmente in detta Chiesa, con tutti i beni mobili offerti
a detta Immagine,
e indetta Chiesa dei Servi
stabilirsi, e ogni futura oblazione egualmente conservarsi e distribursi »; sul documento si legge, scritto di mano da
Fra Ambrogio: « questa he la sententia che fo
dita quando fo portata sancta Maria de san Marco in giexia
nostra »; tutte le spese di questo trasferimento dovette pagarle lo
stesso Fra Ambrogio il quale, in verità, le pagò molto volentieri. La
traslazione avvenne, in forma solenne, pochi giorni dopo e cioè il 21 Dicembre 1501. La devozione alla Madonna miracolosa si
accentuò e si dovette ingrandire la Chiesetta prolungandola fino alla
strada, anzi, si può dire, fu rifatta di nuovo con
l'aiuto del Duca Giovanni Sforza nel 1506; nell'Ottobre di quell'anno i
lavori furono sospesi (il Convento aveva speso per conto suo cento ducati
d'oro, in oro). Furono ripresi nel Maggio 1509 con la costruzione della nuova
Cappella per
la quale una
certa Signora Elisabetta da
Barignano offrì la somma di quaranta fiorini; la stessa morì circa due anni
dopo e lasciò per testamento altri cento fiorini che servirono per
completare i lavori. La Cappella Maggiore fu terminata nel 1512; fu
ricostruita nel 1598 dall'Architetto pesarese Niccolò Sabattini e nel 1855
ampliata ed abbellita da G.B. Sangiorgi di Castelbolognese; il pesarese P. Gai è l'autore delle due
statue in gesso, rappresentanti la Purità e l'Umiltà che si trovano ora nel
nuovo Santuario in San Francesco. Questa straordinaria Immagine della Madonna da dove
viene? Ce lo spiega il p. Giovanni Nanni dei Servi
in un suo prezioso lavoro del 1955: « E' da credere che l'Immagine sia stata
portata a Pesaro e donata a quella Chiesa da Alessandro Sforza, Signore di
Pesaro, verso il 1470. Si sa con certezza che costui, durante la sua dimora a
Roma, nel 1469, chiamatovi da Paolo II quale generale delle truppe
pontificie, fece eseguire, ottenuto il permesso per singolare privilegio, le
copie delle due immagini bizantine, ritenute dipinte da S. Luca, esistenti a
S. Maria Maggiore; la prima affidata al pennello di Michelozzo
da Forlì, la seconda ricopiata da Antonazzo romano.
In due epigrammi esistenti nella Biblioteca Angelica di Roma si attribuisce allo Sforza l'ordine ed il compenso dei
lavori. E' logico credere che non abbia lasciato a Roma le due copie ma che
le abbia portate nel suo Stato per conservarle per devozione o per senso
artistico. Probabilmente alla sua morte (1473) una copia venne
donata alla Chiesa di S. Marco da suo figlio Costanzo. Infatti
l'Agostiniano p. L. Zacconi (+ 1627) in un suo
trattato sulle Chiese della Madonna, parlando delle Grazie di Pesaro, dice
che « la Madonna di S. Marco nella Chiesa dei Servi è una Madonna quasi
simile a quella di S. Maria Maggiore » e al p. Nanni il Cicerone del Museo
di Forlì, parlando del Melozzo, disse: « Una
Immagine della Madonna del Melozzo si trova a
Pesaro, venerata col titolo di
Madonna delle Grazie ». Per questi motivi, si pensa, lo
Stato sforzesco e la Curia di Pesaro si consideravano proprietari delle
Immagini, ne esercitavano autorevole custodia e ne favorivano la devozione
affidandola volentieri alle cure di un Ordine mariano come quello dei Servi. Al Papa
Alessandro VI, di cui abbiamo detto sopra, non
interessava molto dell'Immagine e della Chiesa pesarese di S. Marco, bensì al
Duca Valentino, suo figlio, che nell'Ottobre del 1500, scacciato lo Sforza
dal suo Stato e volendo rendere libere le adiacenze della Rocca, pensò di
abbattere anche la Chiesa di S. Marco e, per dare carattere di legalità al
provvedimento, perfido come sempre, costrinse la comunità di Pesaro a
rivolgere supplica al Pontefice perché autorizzasse l'abbattimento della
Chiesa e la traslazione della venerata Immagine in quella dei Servi, da poco
terminata. Come avanti abbiamo accennato, la festa principale è considerata
quella dell'Assunta alla quale si aggiunse, nel 1855, quella del « voto » assegnata alla terza Domenica di Ottobre; il 15
Agosto, dopo la Messa cantata in Cattedrale, partiva una imponente
processione che terminava alla Chiesa delle Grazie dove, dopo le funzioni
religiose, usava svolgersi sulla piazza una fiera popolare caratterizzata
dalla vendita della porchetta per le merende che si consumavano sul posto. Fu una triste notte per i pesaresi quella del Gennaio
1545 quando un furioso incendio, appiccatosi all'Altare della Madonna,
distrusse la sua venerata Immagine. I Religiosi si affrettarono a farne
dipingere un'altra che fosse simile all'originale; il compito fu affidato al M° Pompeo Morganti di Fano, che
avendo lavorato per molti anni a Pesaro e conoscendo bene il famoso dipinto,
riuscì a riprodurne la copia a mente, somigliante al distrutto in maniera
impressionante. Questo quadro venne messo
solennemente in venerazione nel Gennaio
1545 ed il suo culto andò crescendo in modo
straordinario; le stesse autorità cittadine furono le prime a
manifestare e incoraggiare questa pietà popolare: un primo voto ufficiale
d'inviare annualmente cera e denaro alla Chiesa dei Servi fu fatto (e poi
sempre osservato) il 5 Agosto 1575 in occasione di una disastrosa grandinata
dalla quale fu preservata la città e campagne adiacenti; il voto del 1855
subentrò al primo e fu fatto dalla comunità pesarese per ottenere
dall'intercessione della Vergine miracolosa la salvezza dalla péste, il morbo
pauroso scongiurato nel 1835 in seguito alle preghiere e riti pubblici in
onore della taumaturga Madonna; ora di nuovo, famiglie intere restavano
sterminate dalla malattia, metà dei colpiti dal metifico
colera non riuscivano a superarne la crisi e morivano miseramente; s'ignoravano
le più elementari norme igieniche (nell'Agosto del 1835 fu celebrato un
solenne triduo di preghiere in Duomo alla Vergine delle Grazie, la cui Immagine
vi era stata trasferita, aumentando di molto il contagio), però questa volta,
di fronte all'impotenza di contenere l'epidemia con mezzi umani, il
Magistrato cittadino fece ricorso alla B. Vergine delle Grazie, ordinando
che l'Immagine fosse portata nella vicina Chiesa di San
Francesco dove vennero celebrate solenni funzioni propiziatorie; il
flagello scomparve e il Consiglio Comunale, nella seduta del 30 Agosto 1835
promise « a quella possente Protettrice per restituita sanità »di mandare
ogni anno 40 libbre di cera alla Chiesa dei Servi, intervenire alla Messa
Cantata ed alla Processione della B.V. delle Grazie ed elargire la dote a
due fidanzate in povere condizioni per potersi sposare. La prima festa
del « voto » fu celebrata
il 21 Ottobre successivo. L'Immagine delle Grazie di Pesaro, ritenuta
« una delle più insigni e miracolose Immagini della
Gran Madre di Dio », venne incoronata dal Capitolo Vaticano con grande
solennità il 19 Ottobre 1687 per mano del Cardinale Fabrizio Spada Legato
della Provincia; il titolo ufficiale di « Beata Vergine delle Grazie »
fu riconosciuto per la prima volta dal consiglio comunale nel 1639; i
Pontefici concessero Indulgenze, Messa Votiva e Ufficio proprio al Santuario
(Decreto di Pio VI del 7-2-1801). Un riguardo più unico che raro, in segno di
particolare distinzione, gode la Chiesa nel 1810 quando fu esonerata dalle leggi napoleoniche tese a sopprimere tutte
le Chiese non parrocchiali, con la motivazione seguente: « Perché la Chiesa
della B.V. delle Grazie, costituisce un Santuario rispettabile a cui la
popolazione professa un culto speciale ». Le due corone d'oro però i francesi
se l'erano già prese nel 1796; furono rifatte, sempre in oro, nel 1892 e ricollocate solennemente a
incoronare le due venerate
figure il 25 Novembre 1895. Dopo
la prima guerra mondiale, seguendo il nuovo piano regolatore della città, la
zona di Porta Fano doveva assoggettarsi ad una
completa trasformazione ed il Santuario delle Grazie avrebbe dovuto subire
ingenti lavori di riadattamento che comportavano spese enormi alle quali i
Frati non potevano assolutamente sopperire; trattandosi del Santuario cittadino,
non sopprimibile, il Comune offrì ai Servi di Maria, che accettarono, la
Chiesa di San Francesco, di sua proprietà e già dei Minori Conventuali. La
Curia Vescovile acconsentì imponendo ai Servi di collocarvi decorosamente
l'Immagine della Madonna delle Grazie e così ebbe luogo la seconda
traslazione del quadro prezioso; l'11 Giugno 1922
una solennissima processione cittadina l'accompagnò solennemente nel nuovo
Santuario. L'8 Marzo 1925 fu posta la prima pietra
del trono marmoreo a ridosso dell'Altar Maggiore,
costruito su disegno di Edoardo Collamarini
da Bologna, e il 9 Ottobre 1926 vi fu collocata la sacra Immagine. La
devozione a Maria continuò e si accentuò nelle dolorose necessità della seconda
guerra mondiale, una supplica di inconsuete
proporzioni ebbe luogo il 18 Aprile 1943 quando i pericoli del conflitto si
fecero più acuti; poi vennero i fatti
bellici e il
bombardamento navale del 4
Gennaio 1944, senza vittime né danni gravi, e infine lo sfollamento quando
l'Immagine dovette essere asportata e messa in salvo dai suoi Servi, il 2
Agosto 1944, nella Chiesa parrocchiale di Trebbiantico. Il 19 Settembre fu riportata trionfalmente nella sua città, ma non nella sua
Chiesa; questa era rimasta troppo danneggiata nel conflitto per potere
essere officiata e l'Immagine sacra trovò più modesto alloggio nel piccolo
tempio di S. Rocco prospiciente quello di S. Francesco; soltanto il 9 Giugno
1946 il Santuario delle Grazie, restaurato, potè
ospitare nuovamente la sua Madonna. Da
ricordare il grande trionfo devozionale che, percorrendo tutte le Parrocchie
della Diocesi, portò la sacra Immagine nella « peregrinatio Mariae », dal 9
Marzo 1949 al 7 Maggio 1950 a suscitare ondate di entusiastica pietà e
filiale amore tra le innumerevoli folle dei fedeli. Importanti
lavori di restauro e di abbellimento, per una più decorosa sistemazione
dell'Immagine ed un più facile accesso del popolo
fedele ai suoi piedi, furono iniziati nel 1952; solenni festeggiamenti per
il 1° centenario del « voto » nel 1954; la cura spirituale e materiale del
Tempio e della sua bellissima Immagine mariana non ha soste da parte dei Servi
di Maria, ma continua e sarà sempre,
ne siamo certi,
sempre fervida e costante. Un
cenno sulla Chiesa di S. Francesco, divenuta il nuovo Santuario
delle Grazie è indispensabile: detta Chiesa era prima dedicata a San Pietro e
conserva della primitiva costruzione avanzi di decorazione romanica nella
facciata e finestre romaniche nel fianco destro; ha un bel portale ogivale
costruito nel periodo 1356-78, in pietra bianca e rosea, inquadrato in una
cornice rettangolare e animato da statue, fra cui Gabriele e l'Annunziata e,
nella lunetta, la Madonna col Bambino in trono fra due Santi, di cui uno è
San Pietro. L'interno è a tre navate tutto rifatto. Subito
a destra del portale mediano, sarcofago di Paola Orsini (+ 1371), moglie di
Pandolfo II Malatesta: in fondo alla navata destra, la B. Michelina in
estasi sul Calvario, copia di un quadro di F. Barrocci ora alla Pinacoteca
Vaticana e, a destra, sarcofago della stessa (1356). Non
molti anni orsono. nei lavori di restauro della
Chiesa, affiorarono sulle pareti interne affreschi molto belli e di notevole
importanza ed anche, in alcuni casi, sovrapposti su vari strati di calce:
figure di santi ed una vergine col bambino. Ci sono ignoti gli autori. L'origine
del titolo di Patrona della città di Pesaro
attribuito alla Vergine delle Grazie, si perde nel buio dei secoli; è certo
che da sempre i pesaresi ricorsero a questa Madonna nelle loro necessità
individuali e collettive; con certezza sappiamo che la cittadinanza ricorse
ufficialmente, come comunità, a questa Vergine per la prima volta nel 1598;
tali suppliche si ripetono, nelle più gravi e diverse necessità, fino al
presente. Un
quadro di rilevante importanza storica ed
artistica, donato alla Chiesa dei Servi per soddisfare ad un voto fatto nel
1500, da Ginevra Tiepolo da Venezia, si trovava ad impreziosire la Chiesa
stessa e si trova ora invece nella Galleria Brera di Milano: è il quadro di
Girolamo Marchetti detto « il Cotignola » e rappresenta in alto il
Padre Eterno circondato da angeli, nel mezzo la Vergine SS., ai due lati in
basso un Vescovo e S. Girolamo, poi, ginocchioni, S. Caterina V. e M. e
infine il piccolo Costanzo II Sforza, morto fan ciullo nel 1512 e sua madre,
la Ginevra Tiepolo che finì monaca col nome di Suor Girolama; la pittura fu
ordinata come ex-voto dalla suddetta perché nel 1500 si era sposata per
procura con Giovanni Sforza, ma l'incaricato di portare la dote della sposa,
imbarcatosi a Venezia per Pesaro, saputo per via che questa Città era caduta
in mano del Valentino, se ne tornò indietro e il matrimonio fu celebra to
soltanto nel 1504 quando, morto il Papa Alessandro VI, il Valentino perdette
gli Stati conquistati . L'appartenenza
della suddetta al Terzo Ordine dei Servi non è sicura, per quanto apparisca nel quadro del Tiepolo vestita con abiti monacali; comunque l’associazione in questa Chiesa si fa risalire a
quell'epoca, mentre le Monache Serve di Maria iniziarono il loro
soggiorno a Pesaro nella prima metà del '500 in una casa presso la Chiesa di
S. Rocco; Vittoria Farnese fondò per loro il Monastero della Purificazione,
terminato nel 1581; lì rimasero fino alla soppressione, poi nel 1886 si
trasferirono vicino alla Chiesetta di Sant'Andrea in una casa privata ed
oggi continuano1 la loro umile vita di preghiera, penitenza e
lavoro nel monastero eretto sulle pendici del
monte S. Bartolo. Esse
ebbero per « riformatore e direttore ordinario per
quattro anni » il p. M° Giuseppe M. Cavalli (+ 1747); dal 1928 poterono
rientrare in un vero Convento, per loro costruito sul colle suddetto. La loro
Chiesetta è dedicata a S. Maria delle Grazie; dal 1955 la Purificazione fa
parte della federazione italiana delle Monache dei Servi di Maria e nel 1960
contava 14 sorelle, mentre era l'unica Comunità di
clausura di tutta la Diocesi di Pesaro. Al
loro nuovo Convento le Suore giunsero nel pomeriggio del 2 Aprile del 1928 e
vi furono immesse con tutta solennità e alla presenza delle autorità diocesane
e all'Ordine servitano; in quella data si ricordava
il quarto centenario della loro fondazione; loro grande benefattore fu il
Canonico Sarti di Pesaro e il Convento, bello e maestoso in magnifica
posizione, fu costruito su progetto dei fratelli Fontanelli e dell’Arch. A. Zamboldi; la Chiesetta annessa, la Madonna delle Grazie,
preesistente, venne in quella circostanza trasformata ed
abbellita, arricchita di una nuova
Cappella dedicata all'Addolorata. Nel
1901 venne celebrato in una maniera veramente
fastosa il primo centenario della traslazione del prodigioso simulacro ed i
festeggiamenti coinvolsero tutta la città di cui la Vergine delle Grazie è
proclamata Patrona: le autorità religiose della Diocesi, quelle civili e
tutta la popolazione pesarese; il Vescovo Diocesano Mons.
Carlo Bonaiuti volle addirittura invitare i suoi fedeli ad esprimere tutta la
loro devozione alla Vergine con una Lettera Pastorale scritta a questo scopo
e con tutto il suo zelo sacerdotale; ai festeggiamenti, celebrati in
Ottobre, preceduti da un corso di Sante Missioni, intervenne il Cardinale
Giulio Boschi, Arcivescovo di Ferrara ed i Vescovi delle Diocesi limitrofe;
ebbe luogo una ricordevole processione cittadina e la stampa regionale di
Firenze e di Roma fu concorde (salvo qualche rara eccezione) nel commentare
favorevolmente lo straordinario avvenimento. Nel
corso di queste note abbiamo ricordato varie volte il p. Fra Paolo (Bigoni) da Chiari che fu anche Vicario Generale
dell'Osservanza e deve considerarsi il fondatore del Convento di Pesaro.
Egli, dalla benevolenza dei cittadini venne eletto
Vescovo di questa città, ma rifiutò l'offerta di tale dignità. Ebbe
lunghissima vita; morì
ultracentenario
nel 1476 e ritenuto
da tutti santo;
è recensito tra i Beati dell'Ordine. Un'altra
eminente figura servitana pesarese è il p. Fra
Giuseppe Maria Cavalli; uomo di virtù e di cultura, ma
particolarmente atto e prudente nel condurre trattative e nel governo; per
la stima di cui godeva, il Card. Marini gli affidò
l'alto incarico di prender possesso, in suo nome, della Pontificia Legazione
di Romagna; fu Maestro dei Novizi a Roma nel Convento di S. Marcello al
Corso; direttore spirituale molto
apprezzato; Priore del Convento di Pesaro a più riprese e di quello di
Monteciccardo; promosse ed aiutò validamente l'incremento della Biblioteca
del Convento. Morì a Pesaro il 13 Ottobre 1747. Nativo di Porto Recanati (1886), ma vissuto
per molti anni e morto a Pesaro nel 1924 (30 Agosto), il p. Fra
Stefano Cingolani ci si presenta come una figura di rilievo, specialmente
sotto il profilo ascetico, che fa onore ai Servi di Maria di quella città. La
sua caratteristica si realizzò nella direzione spirituale ed
il suo ministero si consumò nella non trascurabile fatica del confessionale.
Fu molto stimato a livello diocesano in cui fece parte della Commissione di
vigilanza per il Clero; promosse e vivificò, per quanto glielo permise la
salute malferma, il movimento cattolico pesarese; fu Religioso osservante e
d'esempio ai Confratelli, zelante della devozione alla Vergine dei Dolori ed ai Santi dell'Ordine. Morì tisico in concetto di
santità a soli 39 anni. Come
quasi tutti i Conventi di quella zona e di quel periodo, anche il monastero
della Madonna delle Grazie di Pesaro subì il passaggio, per alcuni periodi di
tempo alle diverse Provincie ed alla Congregazione
dell'Osservanza; ne riportiamo qui sommariamente le tracce: dal 1476 al 1481
fu assegnato alla Congregazione dell'Osservanza; lo ritroviamo all'Osservanza nel 1493 nel 1580 fa parte della
Provincia Mantovana; nell'anno 1885 è tornato alla sua Provincia naturale che
si chiama, in quel periodo, la Picena; dal 1890 al 1899 le due Provincie: Picena
e Piemontese sono unite e Le Grazie di Pesaro appartiene alla Provincia
Unita; dal 1930 la sua è la Provincia Romagnola. |